La parabola del buon marocchino

La parabola del buon marocchino

di Alberto Trevellin… e una IV elementare

349x251 Immagine in evidenza

Pochi giorni fa, in una IV elementare, parlavamo del contenuto dei Vangeli, dell’insegnamento del Maestro, dei miracoli e delle parabole. Cercavo di fare capire ai ragazzi che il messaggio di Gesù è sempre valido e per comprenderne l’attualità bisogna compiere, appunto, un processo di attualizzazione; solo così si entra nel vivo del Vangelo, nel suo profondo significato. Altrimenti, resta una bella storia di migliaia di anni fa, nulla di più.

Ho cercato di trasmettere tutto ciò attraverso la parabola del buon samaritano, un vero e proprio classico del cristianesimo in quanto contenente un dei suoi insegnamenti più importanti: l’amore verso il prossimo.

La vicenda, narrata in Luca 10,25-37, è conosciuta anche da chi non bazzica intorno alla fede cristiana. Quello che si conosce meno o non si conosce affatto, o forse quello che è passato inosservato, ma che in realtà costituisce l’osso sui cui si regge la storia, sono il protagonista e l’uditorio.

Non dico che non si sappia chi è il protagonista, tutti sanno trattarsi del buon samaritano, quello che non si sa è: chi erano i samaritani?

I samaritani erano un popolo odiatissimo dagli ebrei, colpevoli di aver traviato la vera fede d’Israele, costruendosi addirittura un loro tempio sul monte Garizim. Con loro era meglio non aver nulla a che fare, brutta gente, da starci alla larga e da non frequentare assolutamente.

Veniamo all’uditorio, chi era l’uditorio di Gesù? Cioè a chi si rivolge Gesù quando racconta la parabola? Agli ebrei, meglio ancora, a un dottore della Legge, un teologo, un ebreo doc diremo, uno che interpella Gesù proprio per metterlo alla prova, lo dice Luca stesso.

Quindi, riassumendo, Gesù sta parlando agli ebrei e racconta la storia di un sacerdote e di un levita, altri ebrei doc, che non si fermano ad aiutare un uomo moribondo sul ciglio della strada. Ma un samaritano, proprio lui, si ferma, lo aiuta e lo salva! Proprio lui! Proprio un samaritano!

Immaginiamo lo shock o quantomeno la destabilizzazione che Gesù deve aver provocato tra i presenti e nell’interlocutore quella volta.

Per comodità riporto i versetti in esame.

Luca 10,25-37

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. 26Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. 27Costui rispose: “ Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso “. 28Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.
29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. 30Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. 37Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

Con i ragazzi abbiamo cercato di rendere presente e viva la parabola trasportandola ai giorni nostri, qui vicino a noi e devo dire che mi hanno stupito. Hanno fatto tutto da soli, io gli leggevo solo il testo e loro “in diretta” lo modificavano. Alla fine si sono stupiti anche loro, probabilmente perché il contenuto della parabola è divenuto più comprensibile e più vicino alla nostra realtà.

Ecco come hanno trasformato la parabola partendo dal versetto 30, ho messo in grassetto le parti cambiate, a mio avviso più interessanti:

30“Un uomo scendeva dal Monte Grappa a Bassano, ma alcuni malviventi lo fermarono lungo la strada, gli rubarono tutto, lo picchiarono a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un prete scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, fece finta di niente e proseguì. 32Anche un frate, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un marocchino, che era in viaggio, e quindi andava di fretta, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione. 34Lo caricò in macchina e lo portò di corsa all’ospedale di Bassano. 35Stette con lui tutta la notte e il giorno seguente gli pagò il ticket e disse ai dottori: “Abbiate cura di lui; se avete bisogno chiamatemi al cellulare”.

Un marocchino… mi hanno detto i bambini, che imparano dagli adulti.

Ora a qualcuno verrà il prurito a leggere queste righe, ma se Gesù ci raccontasse questa parabola oggi, quali protagonisti troveremo nella storia?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *