LA VIA DELLA MONTAGNA – Perché gli uomini amano andare verso l’alto
23 marzo 2018
Oggi, dopo una gestazione più o meno lunga, è finalmente uscito il mio primo libro: La via della montagna – Perché gli uomini amano andare verso l’alto.
E’ un libro che ha visto la luce lentamente, in silenziose notti di meditazione e dopo aver percorso numerosi sentieri. E’ un libro che è nato in cammino, nelle mie peregrinazioni solitarie e in dialogo con i miei compagni “di cordata”, mentre salivamo le creste dei monti, avvicinandoci lentamente alla cima. Ma è nato anche nell’appartamento in cui ho abitato fino a poco fa, dove, al termine della giornata, calato il silenzio, mi mettevo di fronte ai libri dei grandi alpinisti, ad ascoltar le loro voci, a sentire cosa avevano da dirmi a proposito delle terre alte. Poi scrutavo tra le pagine delle Scritture, dove m’inoltravo con Mosé sulle asperità del Sinai o con Gesù sul Tabor, a scoprire che per la Bibbia la montagna è luogo di rivelazione e d’incontro, vero spazio teologico e teofanico, verso il quale si è chiamati e incamminati per una via che è quella della bellezza.
Sono molti coloro che devo ringraziare e vorrei iniziare da mia moglie, Greta, senza la quale questo libro oggi semplicemente non esisterebbe. Lei è rimasta con nostra figlia mentre studiavo, scalavo o correvo per i monti, dedicandomi direttamente o indirettamente a questo testo. Lei mi ha sempre sostenuto e confortato, soprattutto quando la salita si faceva verticale.
Ringrazio i miei genitori, Bruno e Maria Antonietta, che sin da piccolo mi hanno avvicinato alle cattedrali della terra e mai mi hanno impedito, pur con tutti i rischi del caso, di salirle.
Un ringraziamento particolare anche a mia nonna Milena, che ho accompagnato per anni nella valle del Primiero durante le ferie estive. Pur non essendo mai salita su una cima, ha svolto per me il ruolo di rifugista, salutandomi al mattino col sorriso e vedendomi rientrare la sera, chiedendo dove, come, cosa avessi fatto lassù, mentre mi serviva la cena.
Ringrazio infine tutti gli amici con cui ho condiviso la bellezza e la gioia della montagna, partendo dal mio maestro di roccia, Diego, passando per i compagni di sempre, Nicola e Stefano, per andare a Pieralberto, Elisabetta, mia sorella, i miei suoceri, Maurizio e Stefania, i miei zii e tutti quelli che lassù, assieme a me, hanno provato momenti di sincera letizia e di faticoso ardore.
Spero che questo libro, pur con i suoi limiti, possa favorire uno sguardo altro sulla montagna.
Ad maiorem Dei gloriam.
Alberto Trevellin